Teatro e spettacolo In Calabria i contenuti della cultura popolare (rituali, danze propiziatorie, feste di Carnevale, maschere apotropaiche, esorcismi e danze dei diavoli) affondano le proprie radici nelle tradizioni della Magna Grecia e in quelle religiose, richiamando fortemente lidea di rappresentazione teatrale. Le stesse scene della Passione di Cristo, a Pasqua, e i lamenti strazianti durante i funerali o i canti malinconici delle funzioni liturgiche sono, senza dubbio, legati a un concetto di forte teatralità e simbolismo. La manifestazione del dolore, tante volte, è una finzione perché cè un pubblico di spettatori davanti ai quali si deve recitare una parte. Si direbbe quasi che, in questa regione, un po per gli avvenimenti passati e gli smacchi subiti nel corso della storia, un po per la sempre forte carica di pathos che la contraddistingue, la quotidianità è fatta di teatro come in pochi altri posti dItalia. E, al teatro hanno dato lustro uomini come Raf Vallone e Leopoldo Trieste; due calabresi molto speciali, quasi coetanei, con due grandi passioni: il cinema e il teatro. Trieste, nato a Reggio Calabria nel maggio del 1917, si rivela come drammaturgo nel dopoguerra con diversi testi teatrali. La sua prima opera è La frontiera, rappresentata al Quirino di Roma nel 45. Segue Cronaca (1946) e nel 47 N.N. è al Piccolo di Milano assegnato ad attori straordinari come Anna Proclemer, Tino Buazzelli e Achille Millo. Ma il calabrese eccentrico tanto apprezzato da Federico Fellini è anche sceneggiatore. Scrive, infatti, i copioni di Gioventù perduta (1947) di Pietro Germi, I fuorilegge (1949) di Aldo Vergano, Il cielo è rosso (1950) di Claudio Gora tratto dal romanzo di Giuseppe Berto, I falsari (1951) di Franco Rossi, Febbre di vivere (1953) sempre di Gora, dal proprio testo teatrale Cronaca. Ma il suo vero amore resterà sempre il teatro. Lincontro con Fellini è determinante nella sua vita perché è il maestro a lanciarlo in un film del 52, Lo sceicco bianco, e lanno dopo in un altro indimenticabile film: I vitelloni. E Fellini, si sa, con il teatro ha un certo legame se non fosse altro che per la dimensione lunare dei suoi film, per limportanza data al circo e al clown che ricorrono in tante opere, anche in quelle meno fantastiche come La strada, e per la scelta dei personaggi mai normali, dalle facce irreali e disincantate come quella di Leopoldo Trieste. Vallone invece inizia dal cinema. Riso amaro (1948), di G. De Santis, è il suo primo film, quello che definisce le caratteristiche del suo personaggio: un uomo giusto, onesto, anche se apparentemente duro. Il teatro arriverà nel 1958 quando a Parigi interpreta il ruolo di Eddie in Vu du pont (Uno sguardo dal ponte) di Arthur Miller. A Londra debutta con la stessa opera e continua con La duchessa di Amalfi nella Royal Shakespeare Company. Uno sguardo dal ponte è portato in Italia: Vallone ne cura la traduzione, la regia e linterpretazione. Debutta al Piccolo di Milano con Nostalgia e dopo due anni lo vediamo in La medesima strada e Luci di Bohème. Nel 1989 a Roma al Teatro dellAteneo è un interprete del Tito Andronico di William Shakespeare. Questo è anche lanno in cui mette in scena Stalin al Teatro Eliseo di Roma interpretando il ruolo di protagonista. La sua ultima apparizione in teatro è del 1994. In Calabria cè sempre stato un grande interesse per il teatro. Attualmente, si può constatate con piacere che questo interesse non è indirizzato solo verso il teatro delle origini ma anche verso la riscrittura popolare, la ricerca di nuovi linguaggi e il teatro di poesia. I teatri calabresi offrono una programmazione varia che spazia dalla prosa, alla lirica, al teatro per ragazzi, a quello di ricerca, alla vetrina-Calabria. Diverse compagnie, inoltre, hanno messo in scena spettacoli adatti a essere portati nelle carceri: in questo modo lopera teatrale si rivela anche nel suo aspetto didattico. Il Centro Rat di Cosenza, per esempio, è impegnato nel rinnovamento dei linguaggi teatrali, manifestando un grande interesse verso la contaminazione delle arti e lavorando molto su quelli che sono i materiali della cultura popolare in Calabria. Ciò significa fare uso di maschere, pupazzi e marionette ma anche scegliere come soggetti della rappresentazione la fiaba e il mito. Dalla comicità popolare del circo e dei saltimbanchi e dalla Commedia dellArte si passa al teatro serio, al teatro dellassurdo, alla riflessione sulle dimensioni di solitudine e di incomunicabilità che sono tematiche universali. In questo senso il Rat ha svolto uno studio serio e approfondito su Tommaso Campanella, il pensatore di Stilo, che è diventato materia di rappresentazione teatrale, in cui si è sottolineata luniversalità dellesperienza umana del filosofo e la sua forte drammaticità. Il Centro è interessante perché
intende coniugare il recupero di elementi della tradizione popolare con
gli ultimi sviluppi della ricerca e della sperimentazione, cercando di
stabilire legami forti con il territorio in cui opera. Quindi non si tratta
solo del lavoro creativo e poetico: in questo modo sono controllati tutti
passi del processo creativo, dallideazione dello spettacolo fino
alla sua realizzazione. Fra gli obiettivi del Rat, accanto alla gestione
di spazi teatrali cè lorganizzazione di rassegne, stagioni,
eventi, mostre e incontri, e lintreccio di relazioni con i teatri
europei. Un esempio, questo, di come in Calabria la cultura non solo si
consuma ma anche si produce. E alla Calabria che diventa fonte di riflessione su problemi sociali e umani attinge Francesco Suriano: un autore che ha origini calabresi. Nella scrittura, in dialetto calabrese, di Roccu u stortu, una specie di monologo interiore in cinque scene, Suriano ha ripensato a quando, da bambino, passava intere stagioni nel paese dei genitori. Così la memoria è tornata al dialetto parlato da piccolo. Il testo, che racconta le vicende di un soldato della brigata Catanzaro che durante la Grande Guerra, spera di conquistarsi un campo da coltivare ma che dovrà subire ogni sorta di sopruso, è interpretato da Fulvio Cauteruccio, nato a Marano Marchesato nel 1967, e messo in scena da lui stesso e dal fratello Giancarlo. Fulvio Cauteruccio, che fa parte insieme al fratello, della Compagnia Teatrale Krypton, una interessante compagnia di ricerca di Firenze, è stato diretto da registi importanti come Ronconi, Pagliaro, Sammartano, Piccardi. A Firenze, ha frequentato la Bottega Teatrale di Vittorio Gassman e ha lavorato a fianco dello stesso grande attore. Il suo amore per il teatro lo scopre proprio assistendo a uno spettacolo al Rendano di Cosenza. Il fatto che Cauteruccio sia regista e attore allo stesso tempo è interessante, perché in questo modo si va al di là di quello che è il teatro di regia e il regista può coniugare il suo lavoro al sapiente uso della parola. Linterprete ha dimostrato, infatti, una incredibile forza scenica e una straordinaria capacità comunicativa riuscendo con la sua mimica e la sua espressività a decodificare il testo laddove non riesce il dialetto. Rocco racconta sentimenti comuni e una verità universale andando al di là del contesto storico in cui è collocato. Si sente il dramma della guerra e la guerra fa riflettere su come la vita sia sofferenza. Oltretutto il dialetto del testo è quello della Piana di Gioia Tauro mentre i fratelli Cauteruccio sono originari di Cosenza, per cui questi ultimi hanno dovuto svolgere un interessante lavoro di adattamento. Ma proprio questo è laspetto interessante del dialetto: pur essendo incomprensibile in un contesto geografico diverso da quello a cui è riferito, tuttavia, possiede quella vitalità prorompente, grazie anche allonomatopea, che diventa comprensibile in ogni luogo, quindi capace di rendere lopera darte fruibile dappertutto. Rocco ha la capacità straordinaria
di descrivere na
guerra muta e senza core: una frase che da sola ha una potenzialità
espressiva infinita. E un uomo semplice, pieno di solitudine a cui
la vita ha riservato un destino di sofferenza, incapace di capire perché
sempre a mmia tocca. E, dalla sua storia viene fuori anche
la fierezza e lorgoglio dellidentità culturale dei
calabresi. Le musiche suonate dal vivo direttamente sul palcoscenico da Peppe Voltarelli, Salvatore De Siena e Amerigo Siriani del Parto delle Nuvole Pesanti, gruppo musicale calabrese, sono trascinanti ed evidenziano i momenti più profondi dello spettacolo sostenendone tutta la tensione. Altra interessante compagnia teatrale in Calabria è il Laboratorio Teatrale Rosarno 1976, guidata da Michele Spataro e Gianni Jannizzi. Spataro è regista, oltre che direttore artistico della Compagnia, e rappresenta la storia del teatro popolare a Rosarno. Jannizzi è, senzaltro, una figura fondamentale del teatro rosarnese degli anni 50, ed è un attore con una forte personalità. Autori di varie commedie dialettali sono Michele Spataro, Carlo Capria e Gianni Santoro. Nei loro lavori propongono scene di vita arricchite da elementi e suggestioni tipicamente calabresi che suscitano, tuttavia, magnifici momenti di commozione. Altri importanti nomi del teatro rosarnese sono gli attori Mimmo Cannizzaro, Rocco Mazzitelli, Pino Tramonti: lo stesso Gianni Santoro è anche attore. A Castrovillari cè la compagnia Scena Verticale (largo Castello 1; tel 098127734) che si occupa di prosa contemporanea e teatro per ragazzi: organizza, inoltre, progetti didattico-teatrali e laboratori di teatro. E cè il teatro di Giuseppe Maradei (Teatro della Sirena, via Ripoli), lautore-attore che con la mimica del proprio corpo e con le parole, i doppi sensi e le allusioni, oltre che con luso diversificato della voce, ha riscritto il Teatro di Varietà. Maradei interpreta magistralmente diversi tipi e caratteri: è un nuovo teatro comico che fa apprezzare da parte di un pubblico sempre più numeroso il teatro popolare. Sempre a Castrovillari, la compagnia Aprustum (via Oriolo 9) realizza, oltre ai lavori teatrali, anche laboratori e teatro educativo per ragazzi. E non si dimentichi, a Reggio, il Teatro Calabria, la nota compagnia diretta da Rodolfo Chirico. Proprio alla Scuola di Dizione e Recitazione del Teatro Calabria si è formato il comico e cabarettista Rocco Barbaro. Totonno Chiappetta è un interprete insolito per il suo interesse riferito ai Rom, ai detenuti e ai quartieri popolari della città di Cosenza. La sua esperienza tocca il teatro, la radio, la tv, il cabaret. In teatro ha lavorato con la compagnia Il Dromo (diretta da Luciano Capponi), con I Giullari di piazza (diretti da John La Barbera), con il regista Massimo Masini. Si ricordi, infine, lattore Oreste Lionello, un calabrese di Reggio che mantiene vivi i rapporti con questa città in cui non è nato (Lionello nasce a Rodi, in Grecia) ma dove è cresciuto e da cui non si è mai staccato. Lionello è regista teatrale, radiofonico, televisivo e lavora nel doppiaggio: ha doppiato Woody Allen, Jack Lemmon, Robin Williams, Charlie Chaplin, Jerry Lewis, Paperino, Topolino, e diversi altri personaggi e attori. Ma la sua forte passione è il cabaret: insieme a Pingitore, Castellacci, Cirri e Palumbo ha fondato, infatti, la celebre compagnia del Bagaglino. Ha vinto numerosi premi importanti. Viene spesso a Reggio e nei comuni della Calabria per spettacoli in piazza.
Appuntamenti Cabaret
ti
amo,
in settembre, in diversi comuni della Calabria. E un concorso per
cabarettisti di rilevanza nazionale, con artisti provenienti da tutta
Italia.
Da visitare Teatro Comunale Francesco Cilea,
a Reggio Calabria in corso Garibaldi. Tel 096526900. Prosa, lirica e concerti
di musica classica!
Curiosità In Italia, al tempo della Commedia dellArte, una delle maschere protagoniste di questo genere di teatro è quella calabrese di Giangurgolo: capitano di origine spagnola, vanitoso e fanfarone che delluomo darmi non ha proprio niente. La sua caratteristica principale è, infatti, lingordigia, linsaziabilità continua di cibo. Poiché ha sempre fame, pur di soddisfare questo bisogno è disposto a fare qualsiasi mestiere e, se gli capita, anche a rubare; quando ha paura, inoltre, diventa anche bugiardo. Questa maschera nasce verso la metà del Seicento allo scopo di mettere in ridicolo i superbi signorotti calabresi del tempo che imitavano i comportamenti arroganti e spavaldi degli ufficiali spagnoli: il risultato è un personaggio stravagante, imbroglione e pauroso che scappa dinanzi al pericolo. E anche donnaiolo, ma la sua galanteria è spesso derisa dalle donne corteggiate a causa del suo aspetto fisico sgraziato. Giangurgolo ha, infatti, il naso lungo e grosso e la voce stridula. Porta una mascherina rossa con un grosso naso di cartone e un cappello a cono con una piuma di pavone. Indossa un corpetto rosso, un collettone bianco pieghettato e una giubba a righe rosse e gialle, come le calze, con polsini di merletto bianco. I calzoni arrivano sotto il ginocchio e le scarpe sono di vernice nera. Il tutto è completato da un cinturone e una grossa spada con bandoliera.
Informazioni Il 29 novembre 2002 viene inaugurato, a Catanzaro, il Teatro Politeama con il coro e lorchestra dellArena di Verona e le musiche di Giuseppe Verdi. La conchiglia di Paolo Portoghesi, che ha iniziato la propria attività con la direzione artistica di Giuseppe Pambieri, è dotata di abbellimenti architettonici neo-classici. A Cosenza, invece, è la stagione teatrale del Teatro Rendano a collocarsi fra i più importanti eventi culturali e artistici della Calabria. Il primo teatro cittadino di Cosenza, edificato nel 1819, si chiamava Real Ferdinando: solo in seguito sarà trasferito in piazza XV Marzo e dedicato al famoso musicista di Carolei, Alfonso Rendano. La stagione di prosa attinge sia al repertorio del Settecento e Ottocento che alle opere contemporanee: lo stile di questo importante teatro di tradizione è neo-classico. Nello stesso stile è, a Reggio Calabria, limportante Teatro Cilea, che presenta un esterno con pronao, colonne e gradinata, e un interno con eleganti elementi ornamentali. Per quanto riguarda la formazione, lAccademia dArte Drammatica della Calabria, limportante Scuola di Teatro di Palmi, offre corsi triennali per attori, registi e personale dello spettacolo. Il repertorio comprende il teatro classico, moderno e sperimentale non solo italiano con linteresse ad approfondire tutti i temi legati allarte drammatica. Lo studio delle arti sceniche è rapportato ai diversi mezzi di comunicazione. LAccademia organizza, inoltre, seminari, stage, rassegne, festival e spettacoli: infine, conferenze e incontri con associazioni, enti teatrali e artisti. Tra i suoi insegnanti ci sono i migliori artisti del teatro italiano ed europeo. LAccademia ha allestito con il regista Alvaro Piccardi, che lha diretta per alcuni anni, importantissimi lavori fra cui Intrighi damore di Torquato Tasso, premiato a Taormina Arte. |