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Opera fra musica e testi

La Calabria è la patria di numerosi musicisti e compositori che si sono avuti nel corso dei secoli e che hanno fatto la storia mondiale della musica e dell’opera.

Nel Cinquecento molti sono i polifonisti calabresi e Maestri di Cappella attivi a Roma, Venezia, in Sicilia, e in Campania. Intorno al 1580, infatti, è cantore alla Cappella Sistina Giovanni Luca Conforti, un calabrese di Mileto. Nel Settecento Giuseppe Avossa, di Paola, è Maestro di Cappella a Pesaro e in varie chiese di Napoli ed è anche scrittore di varie opere teatrali.

In questo secolo Polistena è animata da grande fervore musicale grazie a Giacomo Francesco Milano, scrittore di opere su diversi libretti e di musica su testi del Metastasio: alla Cappella Musicale di questa città, nel 1730, è maestro Michelangelo Jerace.

In questo tempo uno dei più prestigiosi compositori di scuola napoletana è Leonardo Vinci, di Strongoli: autore di moltissime opere buffe e melodrammi (di cui alcuni su libretto del Metastasio), è innovatore di questo genere musicale poiché introduce recitativi “accompagnati” (dall’orchestra) al posto dei recitativi “secchi” (senza orchestra).

Ma è l’Ottocento il secolo più vivo e ricco di musicisti che hanno alimentato cultura e attività musicali in Calabria e fuori.

Fra i calabresi della scuola napoletana c’è anche Francesco Florimo, di San Giorgio Morgeto, che comincia a studiare musica a Napoli a soli 15 anni. Florimo scrive un’opera in quattro volumi dal titolo La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, saggi su Bellini e Wagner, ed è anche compositore.

Paolo Serrao nasce, invece, a Filadelfia nel 1830. Si tratta di un vero talento: a 8 anni si esibisce al Teatro Comunale di Catanzaro in un concerto per pianoforte e orchestra del compositore tedesco Daniel Steibel. Le sue grandi attitudini musicali gli permettono di entrare, in modo gratuito, a 9 anni, nel Real Collegio di Musica di Napoli. Scrive l’opera semiseria L’impostore (1852) che, però, non viene rappresentata allo stesso modo di Leonora dei Bardi (1853). Un ottimo riscontro riceverà, invece, l’altra opera semiseria C.B. Pergolesi, nel 1857. Nello stesso conservatorio dove ha studiato, Serrao insegna armonia, contrappunto e composizione: alla sua scuola si formeranno musicisti importanti come Cilea, Rossomandi, Martucci, Mugnone. L’offerta di Rossini di dirigere il Liceo Musicale di Bologna incontrerà il rifiuto di Serrao che preferisce rimanere a Napoli, città da lui tanto amata.

E a Napoli si forma anche Francesco Cilea (Palmi, 1866), studiando pianoforte e composizione. Dopo aver composto il melodramma Gina, segue La Tilda (un melodramma in 3 atti), il dramma L’Arlesiana e la commedia-dramma in 4 atti Adriana Lecouvreur.

Il 15 aprile 1907, diretta da Toscanini, rappresenta al Teatro alla Scala di Milano la tragedia in 3 atti, Gloria, suo capolavoro. Cilea è direttore del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo e del San Pietro a Majella di Napoli.

Certo, i signorotti calabresi del tempo, in parte di origine napoletana, non erano sicuramente i più adatti a favorire uno sviluppo regolare della musica e del teatro d’opera in Calabria. Oltretutto qui mancavano totalmente centri di formazione ed esecuzione musicale che fossero di stimolo e permettessero un’attività musicale dinamica ed innovativa. Allo stesso tempo arrivavano in Calabria, ad esempio, per ricoprire cariche ecclesiastiche, interessanti personalità che ne avrebbero dominato la vita intellettuale. Comunque, numerosi e importanti sono i rapporti con Napoli e la Sicilia.

Nel 1853 nasce a Carolei, in provincia di Cosenza, Alfonso Rendano, uno dei musicisti più vivi e sensibili al dibattito musicale in Italia e all’estero. Rendano è un eccezionale pianista e compositore oltre che un propagandista di cultura musicale.

All’età di 10 anni sostiene l’esame di ammissione al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli dove è allievo di Thalberg. Questo è attratto dal talento precoce di Rendano e lo manda a perfezionarsi a Parigi, raccomandando a Rossini di seguirlo. Qui a soli 13 anni segue le lezioni di G. Mathias, allievo preferito di Chopin. Il perfezionamento di Rendano continua a Lipsia con C. Reinecke. I suoi concerti sono seguiti con clamore e questo gli porta la stima e l’ammirazione delle personalità più importanti dell’epoca. Si dedica anche all’insegnamento, a Napoli e a Roma, e, soprattutto, inventa il “pedale indipendente” per il pianoforte, per permettere di prolungare la vibrazione solo di alcune corde. Alfonso Rendano è autore dell’opera Consuelo e di moltissimi brani per pianoforte e orchestra. Nel 1925 il Maestro calabrese suona per l’ultima volta al Teatro Valle di Roma, sullo stesso palco dove, all’età di 12 anni, aveva iniziato la sua sfolgorante carriera.

Anche Francesco Saverio Salfi, autore di diverse opere liriche e famoso direttore d’orchestra, ha realizzato il suo successo fuori dalla Calabria, in Italia e in Europa, ed è stato apprezzato da tutto il mondo musicale dell’epoca.

Come Emilio Capizzano, altro grande direttore d’orchestra. Nato a Rende nel 1883, Capizzano si diploma al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli in Alta Composizione. La sua carriera inizia a 21 anni. Da Vienna, Budapest e Pietroburgo arriva al Manhattan di New York. Nel 1927 è Maestro stabile della Compagnia Lirica Città di Buenos Aires: ed è in Argentina che avrà il maggior successo. Il 13 ottobre 1980 in anteprima mondiale viene rappresentata al Teatro Sciarrone di Palmi l’opera lirica Amalia.

E, sempre, a Napoli si realizza Alessandro Longo, nato ad Amantea nel 1864. Longo oltre che pianista e compositore, è anche insegnante di pianoforte. A 33 anni infatti viene chiamato ad insegnare al San Pietro a Majella. Collabora con Francesco Cilea, suo corregionale, alla Scuola di Pianoforte fondata nella città vesuviana da Alfonso Rendano. Scrive moltissima musica da camera e per pianoforte ed è revisore delle opere di Czerny e di Domenico Scarlatti.

Maurizio Quintieri, compositore e pianista, nasce a Paterno Calabro (1887). Anche lui studia al Conservatorio di Napoli. Il 18 gennaio 1923 viene rappresentata a Cosenza la sua prima opera, Julia, su libretto di Vittorio Bianchi; Quintieri compone anche La rosa di Sion, Genziana e Liliadeh; tuttavia non riesce a inserirsi con facilità in un panorama musicale più ampio.

Stanislao Giacomantonio (Cosenza, 1879) è autore di opere come Fiore d’oblio, Fiore d’alpe, La Venere di Scauro, La leggenda del ponte. Quelle signore è un’opera nuova che esprime proprio il rinnovamento dell’opera lirica.

Il figlio Giuseppe Giacomantonio è compositore, autore di opere didattiche, rielaboratore di opere antiche, primo direttore del Conservatorio di Cosenza da lui fondato e dedicato a suo padre.

Armando Muti è, invece, catalogatore di 56 volumi dattiloscritti sulle tradizioni etno-musicologiche della Calabria e scrittore dell’opera lirica Laura e Giuditta.

Ma, a parte chi ha avuto la fortuna di compiere studi di musica regolari, c’è in Calabria una gran quantità di persone dotate di un incredibile senso musicale e una notevole capacità di apprendere lo studio di uno strumento. E lo dimostra la nascita, in questa regione, delle bande musicali, dirette da bravi maestri, esempio di come nell’Ottocento e Novecento la musica esca dallo spazio troppo limitato dei salotti aristocratici per andare nelle piazze e sulle strade diventando patrimonio di tutti. Certo, si tratta di attività musicali chiuse nei confini delle rispettive province; ciò non toglie, però, che questo sia un fatto che avrà una grande importanza sociale e formativa.

Ma, se la Calabria è una terra che ha prodotto validi musicisti è vero però che tanti di loro hanno vissuto e operato fuori da questa regione come Alfonso Rendano, Alessandro Longo, Emilio Capizzano, Vincenzo Scaramuzza, Francesco Saverio Salfi.

L’attività di Scaramuzza è emblematica. Autore dell’opera lirica La bella addormentata nel bosco, questo è un eccellente pianista; in Argentina fonda un’importante scuola pianistica in cui si introduce una novità didattica ed esecutiva di grande valore: il “metodo di anatomia”, secondo il quale la funzione meccanica va al di là di quello che è il puro movimento automatico; ogni dito ha una sua esigenza e il polpastrello ha enorme importanza in quanto parte più sensibile della mano.

Certamente questi sono musicisti che tra Ottocento e Novecento partecipano alla vita musicale europea e internazionale, collaborando con le menti più sensibili e innovative del mondo della musica. Anche quando si pensa all’invenzione del “pedale tonale” di Alfonso Rendano si capisce che si tratta di una esigenza nuova d’interpretare il pianoforte, un bisogno che nasce da un’accurata conoscenza delle potenzialità tecniche di questo strumento ma rinvigorite dal desiderio di provare nuovi percorsi e di sperimentare soluzioni moderne.

Siamo a un livello in cui non si può parlare solo di composizione o di esecuzione ma anche di creazione. E, a questo punto, non è possibile non pensare a quei musicisti, come S. e G. Giacomantonio, M. Quintieri e A. Muti che, invece, sono vissuti in Calabria e, forse, non hanno potuto partecipare a quello che era il più interessante confronto del momento, sui cambiamenti e sulle innovazioni musicali. La mancanza di scambi culturali e la lontananza dai posti di più ampio respiro intellettuale non potevano che essere penalizzanti.

Non si deve dimenticare, infatti, che i più prestigiosi musicisti calabresi si sono formati a Napoli studiando con i più grandi maestri di tutti i tempi. Perché è Napoli la città che sul finire dell’Ottocento offre stimoli, problemi e soluzioni in grado di creare una sensibilità e una coscienza musicali: dalla seconda metà dell’800 fino ai primi del 900 molti giovani musicisti calabresi giungono a Napoli e ne respirano la stessa cultura.

Burney, musicista inglese, dice che Napoli era “una città straordinaria … con un movimento e un’attività superiori perfino a quelli di Londra e di Parigi. Solo Napoli, pensavo, poteva offrirmi tutto quello che la musica può offrire in Italia, quanto alla qualità ed alla raffinatezza”. E Burney ha ragione perché nel 1864 a Napoli arriva Thalberg. E quell’arrivo segna l’inizio di un periodo di grande splendore: la scuola pianistica napoletana tocca l’apice proprio sul finire dell’800. Con Thalberg al pianoforte, inventato da Clementi, viene applicata l’arte del canto. Non si dimentichi che in questo tempo a Napoli esistono ben sette centri di educazione musicale da cui usciranno artisti di grande levatura. Insegnano pianoforte uomini come Beniamino Cesi, famoso concertista ed elegante interprete di Bach, Schumann, Chopin; e Florestano Rossomandi, studioso di nuove soluzioni espressive.

Napoli con i suoi 18 teatri significa, insomma, vitalità e fermento: elementi che calabresi come Paolo Serrao, Alessandro Longo, Francesco Cilea e Alfonso Rendano sanno riconoscere ed apprezzare per una maturità intellettuale sempre più spiccata.

Attualmente, fra i nomi più importanti della lirica c’è quello della cantante calabrese Alma Manera.

 

Appuntamenti

I teatri calabresi che hanno in programmazione balletto, spettacoli di musica classica, operetta e una stagione lirica sono il Teatro Comunale “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, il Teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza e il “Politeama” di Catanzaro.

 

Da visitare

Conservatorio di Musica di Stato “Francesco Cilea”, a Reggio Calabria in via Aschenez 1/P. Tel 0965812223.

Museo “Francesco Cilea, Nicola Antonio Manfroce”, a Palmi (Rc) in via F. Battaglia (presso la Casa della Cultura “Leonida Repaci”). Tel 0966262250. Aperto lun-ven 8.30-13.30, lun e gio anche 15-18. Il museo, intitolato ai due grandi musicisti di Palmi, conserva numerosi oggetti appartenuti a loro.

Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio”
, a Cosenza in via Portapiana. Tel 098476627.

Conservatorio di Musica “F. Torrefranca”, a Vibo Valentia in via Corsea. Tel 096343846.

 

Curiosità

Francesco Florimo era legato da una profonda e sincera amicizia al musicista siciliano Vincenzo Bellini al quale aveva dedicato importanti opere.
Il loro era un affetto molto forte e intimo. Così scriveva Florimo dell’amico: “ … L’espressione di quel volto, dove intera leggevasi la dolcezza del suo carattere, vincevano, affascinavano, e quell’affetto ed amicizia che spontanei per lui nascevano in tutti i cuori vinsero me più ogni altro”.
E quest’ultimo: “ … non credeva compiute le sue gioie se non le avesse divise meco e sentiva scemarsi le angosce confidandole a me”.
Si sa che Bellini prima di presentare le sue opere al pubblico si consultava con l’amico, e la sera del 26 dicembre 1831, quando il pubblico di Milano non apprezzò la Norma, così Bellini gli scriveva: “Carissimo Florimo, ti scrivo sotto l’impressione del dolore, di un dolore che non posso esprimerti ma che tu solo puoi comprendere. Vengo dalla Scala; prima rappresentazione della Norma. Lo crederesti? … Fiasco!!! Fiasco!!! Solenne fiasco!!!” E negli ultimi istanti di vita, poco prima di morire volle salutare il suo grande amico chiedendo: “che venga subito onde vedermi avanti che io muoia”.

 

Informazioni

Per i teatri comunali o gestiti dal Comune il numero di telefono riportato è quello dell’Ufficio Cultura del Comune di riferimento.

 

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